Casa Scaccabarozzi, detta anche la Fetta di Polenta, si trova a Torino, nell’odierno quartiere Vanchiglia, un tempo detto “Quartiere del Moschino”, all’angolo fra corso San Maurizio e via Giulia di Barolo. L’ingresso dell’edificio si trova al numero 9 di via Giulia di Barolo.Il progetto di questo quartiere fu commissionato nel 1840 alla Società Costruttori di Vanchiglia di cui faceva parte anche il famoso Alessandro Antonelli, progettista della Mole Antonelliana. Progettato da Antonelli stesso, si dice, venne costruito più per scommessa che per vera esigenza. Il terreno su cui doveva sorgere il palazzo era di proprietà dello stesso architetto, infatti, ed aveva forma trapezoidale-triangolare molto stretta. Per capire ancora meglio la probabile scommessa che si era prefissato di vincere, basta guardare le dimensioni dei lati del palazzo, 27 metri su Via Giulia di Barolo, 5 metri su Corso San Maurizio e solo 70 cm di parete dalla parte opposta a quella del Corso.
Il palazzo è composto da 6 piani (incluso il pian terreno) e gli stessi sono collegati da una scala a chiocciola per evidenti problemi di spazio. I balconi e le finestre sono aggettanti come anche i cornicioni. All’ultimo piano si trova un corridoio-ballatoio che corre ininterrottamente lungo i lati delle facciate sul corso e sulla via. Nel lato di 70 cm, per ottimizzare al massimo lo spazio, Antonelli fece incastrare la canna fumaria. L’altezza complessiva dello stabile è invece di circa 27 metri.
I primi tre piani furono ultimati nel 1859, mentre i successivi tre furono aggiunti solo nel 1881.
Il nome comune “La Fetta di Polenta” che gli viene attribuito, discende dal colore giallo e dalla forma del palazzo che assomiglia molto ad una vera e propria “fetta”.
Il nome ufficiale “Casa Scaccabarozzi” discende invece dal cognome della moglie dell’Antonelli che, oltre a dargli il nome, vi abitò per qualche anno assieme al marito, quando nessuno voleva andare ad abitarci per paura che crollasse essendo per l’epoca un edificio che sfidava le classiche regole in fatto di costruzioni.
Curiosità:
- A causa delle strette scale a chiocciola che permettono il passaggio da un piano all’altro, è impossibile portare i mobili ai vari piani, motivo per cui, anni addietro, per effettuare tale operazione venne installata una carrucola all’ultimo piano.
- Una lapide sull’entrata ricorda che in questo palazzo abitò per breve tempo anche il famoso Niccolò Tommaseo, compilatore del Dizionario della Lingua Italiana, presumibilmente nel 1859, prima del suo trasferimento a Firenze.
Grazie alle sue profondissime fondamenta riuscì a resistere inizialmente all’esplosione del Polverificio di Borgo Dora nel 1851 che lesionò molti edifici della zona, in un secondo tempo al terremoto del 1887 che rase quasi completamente al suolo il quartiere ed infine fu risparmiato anche dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Fonte: wikipedia